
Oltre mille chilometri di viaggio in quattro settimane sulle efficienti ciclabili coreane, senza fretta, con numerose soste e tanti incontri, apprezzando anche la cucina locale, dal nord verso il sud del paese. Cinque racconti, dalla preparazione a tutto quello che la Corea offre a portata di pedali. In questa prima puntata tutti i consigli per chi volesse ripetere l’esotica esperienza.
Sono certo che molti di voi si chiedano perché ho scelto come meta di un viaggio in bici la Corea del Sud, un paese poco conosciuto (anzi, direi praticamente ignorato) sia dal punto di vista turistico che da quello del cicloturismo.
L’idea è nata, come tante altre volte, da un suggerimento: solitamente arrivava da un cicloviaggiatore o lo estrapolavo dal “tam-tam” mediatico di qualche forum cicloturistico. Questa volta è stato invece grazie ad un’amica coreana, che vedendo le mie foto e filmati, continuava a suggerirmi di andare a visitare il suo paese natale.
Indubbiamente dopo aver visto tanti luoghi spettacolari ed avendone in mente altrettanti, la scelta della Corea era un po’ azzardata ed infatti, la prima cosa che avevo fatto per consolidare la mia decisione, era stata una ricerca su internet, sia per capire cosa visitare (e quindi per costruirmi un itinerario), che per trovare qualcuno che ne avesse già esperienza, e da cui avere utili suggerimenti.

Al contrario di altre volte quest’ultima ricerca mi aveva dato scarsi risultati: pochissime persone avevano viaggiato in bici in questo paese. Però ho fatto anche una bellissima scoperta trovando un sito (https://travellinghajo.wordpress.com) in cui, nella sezione dedicata alla Corea, veniva descritto il ”4 River Bike Path”, un sistema di piste ciclabili che permette di attraversare il paese praticamente da nord a sud. Approfondendo la ricerca ho infine scoperto che la Corea aveva intrapreso un investimento di 20 miliardi di dollari per attrezzarsi con una rete di piste ciclabili extraurbane di ben 5000 km, candidandosi a diventare una delle Mecche mondiali del cicloturismo. Il progetto è iniziato nel 2012, piuttostoazzardato in considerazione che solo il 2% della popolazione coreana usa abitualmente la bicicletta, rispetto al 49% della media europea, ma che aveva portato già alla realizzazione di 2700 km di piste, con una pavimentazione perfetta, gallerie e ponti riservati solo alle bici ed ai pedoni, stazioni per gonfiare le ruote, piazzole dedicate con bagni e indicazioni piuttosto frequenti sulla lunghezza e la pendenza delle salite.
Un vero paradiso per i cicloviaggiatori che non attendeva altro che essere attraversato e scoperto dal sottoscritto.

Inoltre il sito in cui avevo scoperto il “4 Rivers Bike Path” (si chiama così perché segue il percorso di 4 dei maggiori fiumi coreani) conteneva anche le tracce gps delle ciclabili, confermandomi che potevo visitare la Corea per tutta la sua lunghezza e consegnandomi l’itinerario già pronto.
Una vera fortuna perché, l’ho potuto constatare sul posto, le indicazioni sulla pista non erano così presenti come immaginavo e, da tenere presente per chi vi recherà in futuro, erano in coreano….
Avendo avuto le rassicurazioni e le informazioni necessarie, potevo quindi procedere alla organizzazione effettiva del viaggio: il primo passo è stata la prenotazione del volo. E’ stato necessario capire rapidamente la politica delle compagnie aeree riguardo il trasporto delle bici, affinché trovare un biglietto economico omnicomprensivo. Per questo motivo la prenotazione del volo è stata fatta a febbraio per partire i primi giorni di agosto. La mia scelta è stata per la Etihad Airlines che permetteva di portare 2 bagagli da 23 kg l’uno inclusi nel prezzo, più che sufficiente per le mie necessità.
Con questo dettaglio ho iniziato a costruire la lista del materiale che mi sarebbe servito per quattro settimane. Il clima che si trova in agosto coincide con la stagione delle piogge con le precipitazioni che vanno a diminuire insieme alle temperature, piuttosto alte, verso la fine del mese, con forte umidità. La scelta è stata per abiti leggeri e attrezzatura per la pioggia.

La scelta successiva riguardava l’attrezzatura da campeggio: amo viaggiare leggero per compensare il peso dalla attrezzatura video-fotografica alla quale non voglio rinunciare. Le distanze fra i numerosi centri abitati del tragitto programmato potevano consentire la rinuncia della tenda, ma per la tranquillità di poterne usufruire in qualsiasi momento e per risparmiare sui costi non proprio economici ho optato per portarmela, ma rinunciando all’attrezzature per cucinare stimolato dalla curiosità verso i cibi locali.

Qualche consiglio sull’attrezzatura foto e video: per questo viaggio ho usato la reflex, (obiettivo 18-50 e tele 70-300); indispensabile per fare un discreto reportage il cavalletto perché viaggiando in solitaria è fondamentale scattare in alcuni passaggi ideali dove la figura del ciclista contestualizza al meglio il bel paesaggio. È certo che in futuro passerò alle mirrorless decisamente più adatta al cicloturismo per leggerezza e minor ingombro. Ho usato anche la Gopro, montata su gimbal elettronico, che permette di fare riprese straordinariamente stabili.

La preparazione fisica è stato un altro elemento fondamentale per arrivare in buona forma e senza bisogno di un allenamento intenso. Per me il viaggio non è un’impresa sportiva e il relativo chilometraggio finale o il dislivello totale non sono motivo d’orgoglio. Pedalare senza l’assillo da prestazione è il modo migliore per scoprire lentamente un’area e coglierne gli aspetti che con altri mezzi sfuggirebbero.

Un altro suggerimento per costruire un itinerario da percorrere in molti giorni: la mia tappa ideale è di circa 70 km al giorno, se il percorso non è troppo impegnativo, perché mi permette di fare diverse fermate prima della meta giornaliera, ma soprattutto mi offre tempo ed energie per l’esplorazione del luogo. Naturalmente i chilometri si riducono in caso di salite dure o di terreni particolarmente impegnativi. Generalmente ogni 3-4 giorni di pedalata ne faccio uno di riposo, non perché al momento ne necessito, ma per esperienza so che nel lungo periodo la stanchezza si accumula col rischio di pagare pegno con fermate più lunghe del previsto. Naturalmente poi ci sono le fermate “obbligatorie” quando raggiungo una meta di particolare interesse dove posso dedicarmi ad altre attività come safari, escursioni a piedi ed immersioni. Nel programma generale includo anche un paio di giorni in più per far fronte a probabili imprevisti (ritardo nella spedizione della bici, rotture della stessa, problemi fisici) cioè tutti gli imprevisti che, nell’arco di più di vent’anni di viaggi, mi sono realmente capitati.

Il viaggio della Corea del Sud prevedeva la partenza da Sokcho, una città sul mare situata nel nord-est, per proseguire in direzione nord ovest fiancheggiando il confine della Corea del Nord, congiungermi alla rete di ciclabili a circa 100 km a nord di Seul e da lì sempre sulla ciclabile fino alla capitale e alla fine del viaggio a Busan, l’estremità meridionale del paese. La pedalata avrebbe anche compreso due deviazioni, una verso una città storica ed un’altra fino ad un porto sull’oceano Pacifico, da dove mi sarei imbarcato per raggiungere un’isola sperduta, e come finale il periplo dell’isola Jeju, soprannominata le “Hawaii” della Corea.
…e questo è solo l’inizio. Ci vediamo sempre su Pedaling alla prossima tappa di questo fantastico viaggio. 🙂
Michele Sanna – Cicloviaggiatore
Milanese, laureato in scienze biologiche, con lavoro nel campo della certificazione ambientale delle industrie. Una crisalide (backpacker giramondo) che si trasforma in farfalla (cicloturista). Successe nel 1996 a causa di un infortunio calcistico: prima dell’operazione il chirurgo consigliò di pedalare per rafforzare la muscolatura e nell’area della provincia a nord est di Milano iniziò a scoprire angoli e luoghi che fino ad allora non aveva preso in considerazione, ma soprattutto scoprì che pedalare offriva una più profonda osservazione di particolari che con i mezzi a motore sfuggivano. Dopo la prima entusiasmante esperienza in Costarica non si è più fermato: Alaska, due volte in Uganda, Utah, Wyoming e Sud Dakota, Karakoram Highway (Pakistan e Cina), Sud Africa, Borneo Malese, Mongolia, Laos, Malawi, Isola di Flores (Indonesia), Corea del Sud, Ruanda. Ma anche tanta Italia: l’intera Via Francigena, da Milano a Norcia e tanti altri percorsi sempre alla ricerca delle ciclabili o delle strade a bassissimo scorrimento.