Un viaggio in bici parte quando inizia a frullare nella tua mente. Ed è un bellissimo frullio, fatto di idee, sogni, obiettivi, speranze. Poi metti insieme il tutto e cerchi in qualche modo di collegarlo alla realtà, fatta di giorni, orari, percorsi, impegni… miracoli!
Sì perché a 55 anni e passa, con un lavoro, una famiglia, due figli e tutto quel che ne consegue riuscire a dar forma a quell’originario frullio significa giungere ad individuare l’allineamento degli Astri.
Un viaggio in bici parte quando inizia a frullare nella tua mente.

E’ nata proprio così la mia avventura in bici dell’estate 2019. Nella mia mente c’era la Traversata delle Alpi in mountain-bike ma poi l’aggancio alla realtà mi ha condotta da un’altra parte. Il frullio si è spostato, in considerazione della destinazione di vacanza last-minute della famiglia: Santander in Spagna, una bellissima città affacciata sulla meravigliosa costa Atlantica. Inizia così a materializzarsi l’idea di partire da lì. In bici, ovviamente. Sì ma quale itinerario? Quale bici? Scartando i Pirenei spagnoli che avevo già percorso in mountainbike in solitaria l’anno precedente, le possibilità che mi si presentavano erano molte. Tra tutte una mi sembrava particolarmente attraente: l’idea di tornare a casa, a Vicenza, in bicicletta. Bello! Sì bello, ma tanta strada! Impossibile da fare in mountainbike con il poco tempo a disposizione. Tuttavia possibile da fare con la bici da strada, più leggera e veloce anche se, probabilmente, meno avventurosa.


L’idea mi piaceva, così in via teorica. Ma fu quando aprii la mappa anche il cuore si aprì: vidi i Pirenei e molto più in là le Dolomiti, i miei due amori. E la mia bici li univa, pedalando su e giù per vallate, passi e montagne. E decisi. Partenza da Santander. Saluto l’Oceano, attraverso i Pirenei e raggiungo le Dolomiti unendo a colpi di pedale le mie montagne più amate. E visto che ci sono unisco anche i due mari, l’Atlantico e l’Adriatico. Poi, già che ci sono faccio anche un po’ di Alpi, così da non tradire l’idea iniziale. La pianura non mi intriga e tra i Pirenei e le Alpi ci metto anche un po’ di montagna francese, tutta da scoprire. Ne esce un progetto da circa 3000 km e 50.000 metri di dislivello. In massimo 20 giorni. Sì! Si può fare! In modalità non propriamente cicloturistica, ma neppure “corsaiola”. Insomma, il giusto compromesso tra soddisfazione sportiva e relax vacanziero.
Così è nata la mia “TransPAD”, la traversata di Pirenei, Alpi e Dolomiti. Ho voluto chiamarla per nome, proprio per conferire maggiore forza e concretezza ad un’idea, ad un viaggio, ad un progetto che altrimenti sarebbero rimasti relegati all’articolo indeterminativo, senza capolettera. Non sarei partita per “un” viaggio in bici ma per “la” TransPAD. Una bella differenza!
Ma il nome non basta, ci vuole anche il trasporto aereo, la definizione della traccia, la valutazione dell’attrezzatura necessaria, il set-up della bici, tutta quella parte organizzativa senza la quale un sogno rimane un sogno e finisce inesorabilmente nel cassetto.


E la traccia inizia a prendere forma. Continua sulle Alpi francesi, poi passa a quelle svizzere e quindi giunge a quelle di casa nostra, fino alle Dolomiti. Destinazione Cortina/San Vito di Cadore, praticamente casa mia. Poi giù fino a Venezia, giusto per bagnare nuovamente la bici di acqua salata.
A vederlo sulla carta sembra un gran bel giro, ad immaginarlo sembra un sogno, a farlo… lo scoprirete nelle prossime puntate.
Sull’assetto bike non ho alcun dubbio, vado di bikepacking come mio solito. Con me solo l’essenziale per poter condurre il giro in modalità unsupported. Un cambio completo, qualche capo più pesante, abbigliamento impermeabile, attrezzature di manutenzione ed emergenza, gps, fari e power bank, oltre ad una piccola provvista di cibo. Dopo varie considerazioni opto per un’attrezzatura light per i bivacco notturno: amaca, sacco lenzuolo termico e sacco da bivacco. Decido di lasciare a casa sia il sacco a pelo sia il telo di copertura, prevedendo di optare in caso di mal tempo in strutture lungo il percorso. Forse una scelta troppo ottimistica? Si vedrà!

La bici è una fiammantissima 3T Strada, con la quale ho già fatto nei mesi precedenti lunghe uscite e qualche Ultracycling. Quindi parto tranquilla, dopo un’ultima occhiata da parte di Record Bike, consapevole che il cambio monocorona con un abbondante pignone da 42, mi consentirà di scalare le alte cime e che le geometrie confortevoli mi consentiranno di trascorrere molte ore in sella. Molte perché la bici è carica, per quanto in modalità light, il tempo a disposizione è quello, i km da percorrere sono molti e la salita è praticamente infinita!
Se leggo l’elenco dei Passi da scalare e la strada da percorrere in così pochi giorni…ecco, non so se ce la farò! Ma la cosa importante è partire, poi cammin facendo il viaggio deciderà cosa fare di me. La bici ormai è imballata, pronta per solcare i cieli fino a Santander.


Il conto alla rovescia è allietato dal piacevole trascorrere del tempo con la famiglia: la meravigliosa costa Atlantica mi rinforza psicologicamente, il frangere delle onde sulle rocce mi carica di energia, il sostanzioso cibo spagnolo mi nutre di determinazione. E intanto studio le mappe, riguardo il percorso, pianifico a grandi linee le prime tappe, controllo la bici, ottimizzo i particolari.
Il giorno dei saluti è giunto alle porte, più in fretta che mai. Mi gusto l’ultima notte in “comfort zone” mentre la bici scalpita in corridorio nell’attesa di essere finalmente lanciata sulla strada. Non so se è consapevole di cosa la aspetta…


…Ci vediamo sempre su Pedaling per la prossima tappa di questo fantastico viaggio in solitaria!
…
Laura Ceccon LAcek – Cicloviaggiatrice

Nata a Vicenza nel 1962, 57 anni, madre di due figli, professionista marketing&comunicazione. Appassionata di sport e di montagna sin da bambina e di alpinismo e ciclismo sin da ragazza, ultimamente si dedica in particolare alla MountainBike UltraEndurance e più recentemente all’UltraCycling. Predilige le alte quote, i percorsi tecnici e le avventure unsupported. Iscritta per il 2020 al Record Bike Team (FCI), sino al 2019 al Carisma Team. Socia CAI da 40 anni. E’ Ambassador 3TBike dal 2019 mentre per il 2020 si aggiungono anche Pasol e MissGrape People. Sostiene il progetto CAI #libereinvetta, volto a promuovere l’andare in montagna come modalità per favorire la libertà delle donne e l’autorealizzazione femminile, sviluppandolo in chiave ciclistica #libereinbici. Per il 2020 sarà anche testimonial per il progetto #sessismofuoridallepalle promosso dall’Associazione DDiritti per combattere il sessismo nello sport, declinandolo ciclisticamente #sessismofuoridalleruote . Il suo messaggio principale, diffuso tramite le sue attività social e divulgative, è l’invito ad andare oltre i condizionamenti culturali e mentali per poter realizzare i propri sogni, grandi o piccoli che siano: “Sono una persona normale, con figli, famiglia, lavoro e più di mezzo secolo sulle spalle. Quindi, come me, chiunque può raggiungere i propri obiettivi, anche se sembrano impossibili. I limiti sono principalmente nella testa”.