La bici è uno strumento quanto mai versatile. Può essere un attrezzo sportivo per sfogare l’energia dei muscoli e assaporare la performance sportiva.
Poi è un mezzo di trasporto, facile ed economico, che sta risorgendo da un passato recente, ma che diventerà un elemento essenziale nel prossimo futuro. A noi piace interpretare la bici come mezzo di trasporto per la scoperta, l’avventura, il diletto che in una parola condensa molti concetti: cicloturismo.
Sara Mazzarella e Raffaele Farini hanno aggiunto un ulteriore elemento alla piacevolezza della pedalata in libertà: puliscono le strade dalla plastica. Sono un grande esempio e un insegnamento attivo a comportamenti virtuosi, soprattutto ai ciclisti senza coscienza ecologica. Col progetto https://www.plasticfreeride.it/ combinano il bel viaggio cicloturistico con la pulizia dalla plastica abbandonata da irresponsabili. Per noi hanno scritto la loro lunga pedalata dal Veneto a Santa Maria di Leuca.
Questa è la prima puntata:

Per la preparazione del viaggio abbiamo inizialmente stabilito una meta e tirato una riga. Da casa al punto più a sud del nostro paese: Santa Maria di Leuca. Tutto quello che avremmo attraversato, lo avremmo ripulito. Grazie all’aiuto di amici che avevano già pedalato in alcune zone, abbiamo poi aggiustato la traccia, per passare da posti che non avremmo dovuto perdere. Avremmo potuto cercare di percorrere più ciclabili possibili, ma sappiamo per esperienza che le strade transitate dalle auto sono quelle più sporche. E quindi l’itinerario è diventato un mix fra sentieri, ciclabili, e brutti stradoni che avevano bisogno di noi.
Le settimane prima della partenza sono servite a preparare il setting giusto per le bici e suddividere tutto all’interno delle poche borse. Viaggiamo come sempre con un carello agganciato dietro la bici di Raffaele e un contenitore più piccolo appeso al manubrio di Sara. Il setting è ormai ben rodato, ma ci teniamo qualche giorno prima della partenza per apportare alcune rifiniture meccaniche che ne ottimizzano il tutto.
Abbiamo dormito in strutture private prenotate principalmente su airbnb, ma senza prenotare nulla prima della partenza e facendolo di giorno in giorno, poche ore prima della sosta, per essere liberi e senza vincoli.

Tappa 0
Il viaggio inizia da Rovereto dove prendiamo un treno fino a Verona. Da Verona poi si sale sui Monti Lessini verso il Rifugio Lausen a 1200mt di altitudine, la nostra tappa zero. L’obiettivo è partecipare al BAM (Bicycle Adventure Meeting), il raduno dei cicloviaggiatori provenienti da tutta Europa per raccontarsi le proprie avventure, ma anche raccontando sogni e nuovi traguardi. La salita è lunga: si sale per 4-5 ore con pochissimi tornanti e alcuni tratti molto ripidi resi ancor più difficili per le soste dovute alla nostra missione: raccogliere ogni rifiuto che troviamo lungo strada. Arrivati al rifugio l’atmosfera è appagante: amici che non vedevamo da tanto tempo, conoscenze nuove, storie di viaggi, sogni, sorrisi, abbracci fra cicloviaggiatori ognuno con belle storie da raccontare ed esperienze da condividere. Ci hanno riempito il serbatoio di energia, e il cuore di vita. Con questa carica adesso possiamo arrivare ovunque.

Tappa 1
Il giorno dopo è il vero giorno della partenza in cui prendiamo le bici e puntiamo verso sud e la nostra meta a Santa Maria di Leuca: oltre non si può andare.
Non partiamo troppo presto perchè la maggior parte dei km sono in discesa. In pochissimo tempo arriviamo a Verona che ci accoglie con un’afa terribile che ci spaventa perché la Puglia è lontana. Pedaliamo verso Legnago dove un’amica di Sara ci ospiterà per la notte.
Siamo accolti da un banchetto incredibile. L’istinto ci direbbe di fermarci qualche giorno, ma la curiosità e la fame di chilometri ci spingono a proseguire.
Tappa 2
La giornata non parte benissimo: Sara ha un occhio gonfio. La mamma di Elisa ha un rimedio che nonostante appaia empirico risulterà efficace: una bustina di camomilla tiepida sull’occhio. Dopo mezzora Sara è come nuova e si parte. Ci regalano delle albicocche secche che nel corso del viaggio risulteranno provvidenziali.
Durante la mattinata percorriamo la ciclabile lungo il fiume Adige. Tutto sommato è abbastanza pulita e ci fermiamo di rado per raccogliere rifiuti. In men che non si dica arriviamo a Ferrara nper una frugale sosta pranzo, ma soprattutto per evitare le ore di caldo più acute. Si riparte per Ostellato, un piccolo paese rurale immerso tra immensi campi di pomodori e grano. La traccia ci fa percorrere lunghi tratti di strade di campagna dove gli unici esseri viventi che incontriamo sono alcune nutrie che ci attraversano la strada, molto suggestiva ma allo stesso tempo molto lunga al punto che arriviamo al bungalow prenotato ad Ostellato alle 7 di sera. Alla presentazione dei documenti per la registrazione ci accorgiamo che una cerniera dello zaino era aperta e mancava il portafoglio. Impossibile tornare indietro a cercarlo di notte e anche perché le strade del pomeriggio erano prevalentemente sterrati in mezzo ai campi.

Tappa 3
Il giorno dopo partiamo senza fare colazione in direzione Comacchio per la denuncia del furto. Sara accusa il digiuno ma le albicocche secche arginano il problema. La strada da percorrere è dritta, molto sconnessa e immersa nel nulla che la rende frustrante. La rendiamo però meno noiosa con le numerose soste per raccogliere la spazzatura al punto che dopo pochi km il cassone è pieno, ma non troviamo nemmeno l’ombra di un bidone dove poterlo svuotare. A Comacchio la denuncia della scomparsa del portafoglio va per le lunghe e riusciamo a ripartire solo nel primo pomeriggio. Durante il pomeriggio costeggiamo le famose Valli di Comacchio. In queste zone Raffa ci era passato due anni prima durante il primo viaggio PlasticFreeRide in solitaria e conosce un tragitto più agevole e suggestivo per arrivare a Ravenna.
Il percorso comprende l’attraversamento di un corso d’acqua tramite un ferryboat molto datato ma allo stesso tempo molto affascinante. Nonostante il caldo e la fatica continuiamo la nostra opera di pulizia. Qui troviamo alcune isole ecologiche per scaricare i cesti e verso le 20 arriviamo a Ravenna.

Tappa 4
Sveglia alle 6 e mezza per evitare il caldo che ormai si fa sempre più opprimente. Dopo un’abbondante colazione in una pasticceria del centro, su consiglio del barista imbocchiamo una suggestiva pineta che costeggia il mare e che ci porterà fino a Cervia dove abbiamo appuntamento con un amico del lago di Garda che ci farà compagnia e ci aiuterà a raccogliere rifiuti per qualche chilometro. Con noi abbiamo una pinza in più proprio per fornirla a qualche volontario che ci volesse aiutare.
A Rimini incontriamo il presidente di Lega Ambiente Rimini che attraverso un’amicizia in comune è venuto a conoscenza del progetto. Condividendo un pranzo a base di piadine ci confrontiamo con persone che fanno dell’attivismo la loro vita. La chiacchierata ci darà un’ulteriore motivazione e il suo omaggio di una borraccia ci accompagnerà fino alla meta.
Riprendiamo il viaggio costeggiando il mare e diversi tratti di lungomare dove i rifiuti sono meno frequenti. La sera arriviamo a Gradara, borgo incredibilmente bello arroccato su un promontorio impegnativo da scalare a fine giornata con bici a pieno carico di 20-25 kg. inoltre, quella di Raffa traina il carrello per i rifiuti raccolti.
Il percorso comprende l’attraversamento di un corso d’acqua tramite un ferryboat molto datato ma allo stesso tempo molto affascinante. Nonostante il caldo e la fatica continuiamo la nostra opera di pulizia. Qui troviamo alcune isole ecologiche per scaricare i cesti e verso le 20 arriviamo a Ravenna.


Tappa 5
La mattina seguente scendiamo felici lungo il promontorio di Gradara, la salita ripidissima che troviamo dopo poco sarà solo l’antipasto di una giornata dura dove in alcuni tratti abbiamo anche dovuto scendere dalle bici per spingerle. Il compenso è stata la magnifica vista dalla splendida strada panoramica adriatica e del riapparire del mare visto dall’alto dove la sosta ora non è per la spazzatura, ma per le fotografie. Non facciamo in tempo a riprendere il viaggio quando ci troviamo su una strada abbruttita da numerosi involucri di sostanze energizzanti, bustine e gel appiccicati all’asfalto. Sono i rifiuti dei ciclisti maleducati, troppo intenti a pedalare in maniera insana per potersi rendere conto che stanno rovinando una zona magnifica. Nel giro di una decina di km raccogliamo una cinquantina di gel con cui poi faremo una foto che diventerà poi quasi virale per qualche giorno su Instagram.
La meta per la notte è Corinaldo: per arrivare al paese ci aspetterà una salita talmente ripida che saremo costretti ancora una volta a spingere le bici. Per quanto dura la ricompensa altissima: Corinaldo è un borgo stupendo, un nido per le rondini di giugno. Una meta imperdibile che lascia un segno forte nella memoria del cicloviaggiatore.



Tappa 6
La mattina è un continuo saliscendi sui colli marchigiani. Durante una delle salite, Raffa riceve la telefonata più bella che potesse immaginare: i Carabinieri di Ostellato hanno il suo portafoglio, riconsegnato da una signora che l’ha scovato tra i campi di grano mentre era a passeggio col cane.
Dopo un pranzo a Jesi ripartiamo verso Recanati. Il caldo è davvero insopportabile, beviamo e riempiamo diverse volte le nostre 3 borracce. La sensazione peggiore la sentiamo nelle soste per raccogliere i rifiuti quando l’afa ci aggredisce ancora più ferocemente.
A fine giornata una serie di inconvenienti si sommano: la traccia ci indica di guadare un piccolo fiume che però pare troppo alto. Aggiriamo l’ostacolo allungando di alcuni chilometri me non riusciamo a consultare i cellulari perché non abbiamo energia come pure i powerbank. Ciò ci fa tornare alle vecchie abitudini di chiedere ai passanti e riassaporare le belle sensazioni di incontrare persone del luogo che fanno domande curiose. Con le loro indicazioni arriviamo verso sera alla cascina dove abbiamo prenotato anche la cena. Proprio questa sarà un’ulteriore sorpresa trovando un’ottima, abbondante cena che la proprietaria ci serve dandoci anche l’impagabile sensazione di farci sentire ben accolti e come a casa.
Questa è la bicicletta: apre le porte delle case e i cuori delle persone, con relazioni che, anche se brevi, danno nutrimento intimo e grande carica per proseguire il viaggio.
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